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Fondazione Ismu: "Gli alunni con background migratorio in Italia. Alcuni spunti di riflessione"

Recenti studi e ricerche condotti dalla Fondazione Ismu mettono in luce come lo svantaggio degli studenti con background migratorio nella scuola italiana sia ancora difficile da superare e persista nel tempo.

Le alleanze educative tra famiglie, scuole, territorio, enti locali e del Terzo settore si sono rivelate cruciali per fare fronte alle difficoltà del quotidiano. Tuttavia, nonostante le esperienze di solidarietà e l’impegno verso una più ampia inclusione, permangono discriminazioni e disparità di trattamento verso gli alunni non italiani e altri allievi svantaggiati. Anche l’approccio interculturale ha mostrato varie ambiguità senza riuscire ad intervenire significativamente né sulle cause delle disuguaglianze strutturali e culturali, né sull’ampliamento delle pari opportunità per una più ampia partecipazione civica, sociale e politica delle nuove generazioni.

Gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito indicano che gli alunni con background migratorio nell’a.s. 2021/22 sono aumentati, dopo che erano diminuiti nell’a.s. precedente, e precisamente sono 872.360 (quasi +7.000 alunni) pari al 10,6% del totale degli iscritti nelle scuole italiane, dall’infanzia alle secondarie di secondo grado. Di questi i nati in Italia figli di immigrati sono passati da 577.071 nel 2020/21 a 588.986: quasi 12mila ragazzi in più. Dalla rilevazione dell’a.s. 2007/08 ad oggi, questo gruppo si è triplicato e rappresenta il 67,5% degli alunni con CNI.

Il ritardo scolastico è ancora un aspetto problematico. Nel complesso fra i non italiani si è ridotto nel tempo ma le percentuali di studenti in ritardo sono ancora molto elevate, soprattutto nelle secondarie di secondo grado, dove quasi la metà degli studenti di origine immigrata è indietro di uno o più anni.
Anche l’abbandono precoce degli studi e la lontananza dal sistema di istruzione/formazione/lavoro sono situazioni che continuano a preoccupare.

Dal Rapporto INVALSI emerge inoltre che gli allievi con CNI di prima generazione, nella classe 5^ secondaria di secondo grado, in Italiano conseguono in media un esito significativamente più basso di uno studente-tipo, di 9,5 punti. Quelli di seconda generazione hanno un esito inferiore di 8,1 punti. In Matematica, le prime generazioni conseguono mediamente un esito più basso dello studente tipo di meno 2 punti, mentre le seconde generazioni hanno un esito più basso di 3 punti. Mentre per quanto riguarda la lingua Inglese, gli allievi di prima generazione conseguono un esito più elevato dello studente tipo, nella lettura (circa +9,2 punti) e nell’ascolto (+11,1 punti).

Per questi ragazzi si sono rivelati invece efficaci e positive le attività di sostegno all’apprendimento della lingua così come l’incontro con insegnanti preparati alle diversità culturali. Questi interventi, “che funzionano” per l’integrazione scolastico-formativa degli alunni con background migratorio, devono quindi sposarsi con dinamiche interculturali in cui le discriminazioni e le disuguaglianze siano mitigate dalle azioni collettive e combinate di insegnanti, studenti e genitori. L’orizzonte cui tendere è quello dello sviluppo di “competenze interculturali emancipatorie”, ovvero conoscenze, attitudini e abilità che consentano di collaborare con le persone immigrate, promuovendo la loro piena emancipazione, perché solo così si può costruire una società più giusta e egualitaria.

Per maggiori informazioni consulta il sito della Fondazione Ismu

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